Interessante, indefinibile, creativa, travolgente: questi sono solo alcuni degli aggettivi per definire la scena indipendente italiana. Il significato della parola “indie” è piuttosto ampio e rimanda a due diversi aspetti della produzione musicale.
Da un lato deriva da “indipendente”, ovvero dalle etichette discografiche di piccole dimensioni (contrapposte alle cosiddette “major”) che non possiedono grossi budget e che, per quanto riguarda la distribuzione, si affidano spesso alle sorelle più grandi ed economicamente competitive.
Il termine “indie”, però, ha assunto nel tempo anche una connotazione più prettamente stilistico-musicale. Nonostante non si tratti di un genere specifico, band e solisti che ricadono sotto questa definizione esprimono spesso la loro creatività musicale attraverso un ricercato pop elettrico di ispirazione britannica, oppure sonorità più rock caratterizzate da arrangiamenti semplici che richiamano le radici del punk.
Un altro tratto distintivo sono i testi, che lasciano da parte tematiche legate esclusivamente all’amore per affrontare anche temi sociali e di attualità, con un linguaggio radicato a un tipo di comunicazione più a stretto contatto con la vita vera, spesso discorsivo e poco in linea con quella che è stata, per moltissimi anni, la poetica della canzone italiana, dove lessico e struttura rappresentavano un modo per mettere in musica versi più tradizionali.
Un successo tutto indie
C’è un momento in cui la musica indie diventa mainstream? Per molti artisti legati a questo circuito, la visibilità non è sufficiente per ottenere successo di pubblico. Il talento e la novità delle proposte devono essere riconosciute e apprezzate dall’audience. E, per dirla tutta, è proprio per questo che gli artisti più promettenti sono proprio quelli che hanno trovato la loro “casa artistica” a bordo di una etichetta indipendente.
I nomi che meritano più di un ascolto sono davvero tanti: tra loro spiccano Fulminacci, Coez, Motta, Coma Cose, Calibro 35, Niccolò Contessa, Calcutta, Canova e tanti altri. È importante notare che anche tra gli artisti che scalano regolarmente le classifiche di ascolti e download, troviamo altri rappresentanti di questo genere, come i Baustelle, Brunori Sas e i (fu) TheGiornalisti. Per quanto riguarda il genere musicale, si va dal brit pop declinato in chiave più acustica o elettrica, fino a derive di rock o di rivisitazioni funk/jazz.
Ciò che colpisce l’ascoltatore è la capacità che hanno questi artisti di trovare una propria spiccata identità, che va al di là degli stereotipi spesso imposti dalle etichette discografiche più grandi. Sono queste qualità distintive a decretarne il successo. L’altra faccia della medaglia, però, è che è necessaria una maturità stilistica per poter proseguire il proprio percorso creativo, che non si può certo cristallizzare, ma deve riuscire a rinnovarsi.
Ci sono artisti, anche di fama mondiale, che devono molto ai loro produttori, che sanno incanalare la loro espressività in prodotti di qualità eccelsa. Basti pensare, ad esempio, al lavoro svolto da Brian Eno con gli U2, oppure da Rick Rubin con i Red Hot Chili Peppers. Per quanto riguarda la musica indipendente, è fondamentale che l’artista abbia comunque il controllo della sua produzione. La libertà creativa è infatti alla base della “buona salute” di questa corrente musicale.